(cod. P_722)
A cura del Dipartimento di Ingegneria Chimica, dei Materiali e della Produzione Industriale, DICMAPI Università degli Studi di Napoli “Federico II”
Con:
Almerinda di Benedetto, Dipartimento di Ingegneria Chimica, dei Materiali e della Produzione Industriale, DICMAPI Università degli Studi di Napoli “Federico II”
Non tutti sanno che nel 1785, a Torino, mentre “…un garzone era intento a spostare dei sacchi di farina alla luce di una lampada…”, si verificò l’esplosione di una nube di farina.
L’evento fu riportato dal Conte Carlo Ludovico Morozzo di Bianzè, un matematico e chimico autorevole in un’epoca in cui, benché fosse già nota l’infiammabilità dell’idrogeno, del metano e di altri gas, ben pochi avrebbero considerato la possibilità che anche le polveri potessero esplodere.
Oltre alla farina, altre polveri comunemente utilizzate nelle nostre cucine come zucchero e amido, possono presentare il rischio di esplosione, nelle opportune condizioni.
Ma come è possibile trovare un EQUILIBRIO tra un comportamento innocuo di queste polveri, necessario per la preparazione di pasta e dolci in cucina, e il severo carattere esplosivo?
Scopriamolo insieme!