(cod. P_669)
A cura del Dipartimento di Giurisprudenza, Università degli Studi di Napoli “Federico II”
Con:
Annamaria Salomone, Dipartimento di Giurisprudenza, Università degli Studi di Napoli “Federico II”
Francesca Reduzzi, Dipartimento di Giurisprudenza, Università degli Studi di Napoli “Federico II”
Maria Vittoria Bramante, Università Telematica Pegaso
“Una dea per molti, un’angoscia per gli empi” rappa ai giorni nostri Caparezza della dea Dike, fanciulla bendata “chiara e ferma come le stelle” che non cede alle offerte di potere e ricchezza dell’aitante titano e, con il rifiuto di quell’unione, abbandona il mondo al suo destino (La caduta di Atlante). Dalla dea Maat nell’antico Egitto, a Themis con la figlia in Grecia, fino alle raffigurazioni romane ed alle successive proiezioni, l’allegoria della Giustizia ci restituisce un’immagine femminile che regola l’equilibrio nella comunità. Nella iconografia tradizionale della Giustizia ricorrono diversi simboli, tra i quali il più diffuso ed antico è certamente quello della bilancia. La storia antica, specie in contesti di giustizia ‘privata’ (nel senso che le autorità pubbliche vi svolgevano un ruolo al più certificativo), ci insegna che in Roma alle più recenti rappresentazioni di valenza essenzialmente scenica corrispondeva inizialmente un effettivo impiego di questi oggetti, poi ritualizzato in forme di negoziazione e di violenza essenzialmente fittizie. Ti conduciamo alla scoperta di un mondo di equilibri, misure del giusto e dell’ingiusto che dall’antichità si proiettano, attraverso le trasposizioni figurative, nelle epoche successive fino ai giorni nostri.